lunedì 1 febbraio 2016

Musica in movimento

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Nei mesi precedenti, per caso o per qualche strano disegno, sono stato portato più volte ad interrogarmi sul rapporto che intercorre tra spazio – tempo e la percezione che si ha di essi. Prima la lettura di un piccolo e interessante, libro, poi la conferenza di un architetto giapponese mi hanno condotto a riflettere molto su questo legame e sulle implicazioni che questo possa avere in Architettura e nei suoi processi generativi.

Legare nuovamente lo spazio e il tempo in un’opera architettonica fa sì che essa si liberi dal suo essere oggetto; la fruizione ritmata, sincopata, dello spazio fa in modo che essa scenda dal piedistallo su cui più di una volta è stata posta per ritornare a danzare assieme alle coscienze in un rapporto dinamico e vitale. Sarebbe interessante a questo punto capire come l’architettura sia diventata oggetto, nei casi peggiori simbolo di un regime, ma il discorso sarebbe lungo e il sentiero impervio. 

La mia attenzione vuole concentrarsi altrove, su un personaggio che ha fatto dell’immaginazione e del connubio spazio – tempo la sua arma privilegiata realizzando un edificio che ha lasciato un segno indelebile e più attuale che mai. Sto parlando di Iannis Xenakis.

"…una Stella esiste, più in alto delle altre. E’ la Stella Apocalittica. La seconda Stella è quella dell’Ascendente. La terza è quella degli Elementi che si presenta in numero di quattro, cosicché le sei Stelle sono stabilite. Oltre ad esse c’è ancora un’altra Stella, l’Immaginazione, che fa nascere una nuova Stella e un nuovo Cielo”. [1]


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Iannis Xenakis è una figura affascinante, sempre in prima linea tra le fila della storia, dapprima come rivoluzionario civile in Grecia, poi come musicista, architetto e ingegnere. 
È stato un visionario, prefigurò un mondo che non esisteva, andando oltre il mondo della coscienza e del percepito, aprendo uno squarcio sul futuro di fontaniana memoria.

L’occasione per far ciò fu l’incarico, affidato a Le Corbusier, per la realizzazione di un padiglione a Bruxelles (1958). L’azienda committente (Philips) desiderava un edificio, dove musica e suono fossero fattori dominanti, simbolo dei propri progressi da un punto di vista tecnico. In quegli anni il maestro elvetico stava lavorando sul suo “Poema Elettronico”, integrazione totale tra le arti e vide in questo incarico l’occasione perfetta per la reificazione delle proprie ricerche; coinvolse nel progetto il compositore parigino Edgard Varèse e un poliedrico architetto greco, suo fido collaboratore: proprio il nostro Iannis.

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Nel padiglione Xenakis unì l’idea della progettazione musicale e visiva. Lo spazio fu dimensionato per accogliere 600 spettatori ogni 8 minuti; non esisteva distinzione tra parete e soffitto: un percorso guidato conduceva lentamente alla scoperta di uno spazio fluido, composto da episodi, come il giardino di una villa giapponese dove spazio e tempo, unendosi, dipendono l’uno dall’altro.

A rafforzare quest’idea di movimento anche la forma particolare dell’invaso spaziale: uno stomaco lo definì Le Corbusier, dove gli spettatori potevano assorbire e digerire ciò che ammiravano.

Xenakis propose l'uso di 8 superfici sviluppabili prodotte dal movimento nello spazio di una linea retta come generatrice geometrica, un metodo che aveva precedentemente sperimentato in disegni di altre opere.


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Il disegno "Croquis n°11" esprime il processo generativo per comporre la forma del Padiglione mediante quattro figure originate da un cono.
In esso abbiamo il volume conico "E", il giunto "L" e la superficie generata dalla relazione tra questi due (A/D); ci sono inoltre due paraboloidi iperbolici (G/K) e in ultimo, due triangoli vuoti che rappresentano gli accessi.
I paraboloidi furono pensati per semplificare le componenti strutturali e allo stesso tempo dare all'edificio una forma esile e brillante.
La proiezione delle curve così generate fece sì che si sviluppasse un controllo "parametrico" della forma per la successiva fase realizzativa e tramite un sistema di loft in 8 differenti traiettorie diagonali si crearono le superfici variabili interconnesse. 


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È qui è la grandezza di Xenakis. Decenni prima di Gehry lancia traiettorie nello spazio, distrugge la geometria euclidea per lanciarsi in un universo nuovo, dinamico e fluido. Prefigura una parametrizzazione delle forme che non è fattore meramente formale, ma essenza dell’architettura stessa. In un mondo ancora lacerato dalla guerra, memore dei lager e delle fosse Ardeatine, distrugge l’architettura oggetto, traccia dei regimi e della loro lucida follia, creando la prima Opera Multimediale dell’era elettronica, capace di rivolersi ai cuori di uomini e donne in cerca di un’immagine nuova.


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Bibliografia e Note
Saggio A., Architettura e Modernità, Carocci, Roma, 2010
Xenakis I., Music and Architecture, Pendragon, 2008
Xenakis I., Formalized Music: Thought and Mathematics in Composition (Harmonologia Series, No 6), Pendragon, 1971
Autori Vari., Iannis Xenakis : Composer, Architect, Visionary, Center, 2010
[1] Paracelso, Astronomia Ermetica

Raccolta immagini
[Immagine 1] Rappresentazione dei glissati nella composizione "Metastasis", che mostrano la relazione tra le corde musicali e l'architettura di Xenakis nel padiglione di Bruxelles
[Immagine 2] Ritratto di Iannis Xenakis
[Immagine 3] Copertina dell'opera di Le Corbusier "Le poeme electronique"
[Immagine 4] Xenakis I., "Diatope" (1978)
[Immagine 5] "Croquis 11"
[Immagine 6] Xenakis I., Le Corbusier., Edgar Varèse., "Padiglione all'esposizione Internazione di Bruxelles(1958)
[Immagine 7] Schemi generativi del Padiglione_Elaborazione a cura dell'autore

Sitografia


Valerio Perna

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